- scritto da Giancarlo Gullotto
- categoria Progetti
Il green roof della California Academy of Science di Renzo Piano
Nella pratica progettuale contemporanea si utilizzano diverse soluzioni per naturalizzare l’architettura. Una di queste è costituita dalle coperture a verde, sistemi tecnologici grazie ai quali traggono beneficio sia gli edifici, con l’aumento del comfort termico interno, sia intere aree urbane, attraverso la riduzione dell’effetto isola di calore. Quando si sceglie di installare un tetto giardino, bisogna sempre tener conto che gli elementi vegetali sono organismi viventi in continua evoluzione, capaci sì di adattarsi ai diversi tipi di ambiente, ma bisognosi di un’attenzione e una cura maggiori di quelle comunemente impiegate per tosare l’erba del prato di casa. E’ per questo motivo che la realizzazione dell’ampio green roof della California Academy of Science di Renzo Piano ha richiesto accorgimenti particolari.
IL GREEN ROOF DELLA CALIFORNIA ACADEMY OF SCIENCE
Il Landmark del progetto è appunto il giardino ondulato che, estendendosi per circa 50 mila metri quadri, occupa gran parte della copertura e contribuisce a ridurre di circa 6 °C la temperatura interna durante l’estate, con un relativo risparmio sugli impianti di raffrescamento.
Al primo studio progettuale su carta della copertura, è seguita una fase sperimentale: è stato realizzato un modello in scala e sono stati compiuti test e analisi riguardanti sia i materiali da impiegare, sia gli elementi vegetali che il substrato colturale.
Per questa fase del progetto è stata allestita una squadra di esperti che ha affiancato il Team RPBW. La realizzazione di un’unica grande copertura verde ondulata ha richiesto una schiera eterogenea di progettisti provenienti da studi americani Rana Creek e Intrinsic Landscape, specializzati in pianificazione ambientale e architettura del paesaggio: ecologisti, biologi, architetti del paesaggio e orticoltori, hanno analizzato i problemi della copertura ondulata per poter ricreare la biodiversità ed un ecosistema non dissimile da quello naturale. E’ stato esaminato il rapporto tra l’architettura, l’ambiente, i fattori climatici e biologici in preparazione alla selezione degli elementi vegetali. Questo perché la vera sfida non è stata soltanto la realizzazione del manto sinuoso, ma sopratutto quella di voler utilizzare elementi naturali per la realizzazione del tetto verde senza avvalersi di materiali plastici.
UN NUOVO SISTEMA BIODEGRADABILE AD HOC
Dalla fase sperimentale è stato elaborato per la realizzazione del manto di copertura un nuovo sistema modulare biodegradabile, in seguito brevettato. Tale sistema, che utilizza quattro tipologie di piante perenni per ricreare un habitat ideale per gli insetti, si basa sull’uso di vassoi in cocco, legno e lattice naturale, che alla fine del processo di decomposizione mantengono un tappeto di vegetazione compatto. Essendo composto di fibre naturali, il vassoio si decompone a seconda della quantità di umidità presente, mentre i funghi al suo interno forniscono i nutrimenti vitali per le piante. La vita media di una pianta, all’interno di ognuno dei 48.000 vassoi necessari per l’intera copertura, è di due o tre anni.
Sperimentare sistemi progettuali all’avanguardia è tipico di Renzo Piano, che in questo caso ha ricreato un sistema che garantisce lo sviluppo di un suolo naturale ideale per la vita delle piante.
L’impiego di tetti verdi comporta numerosi benefici quali l’aumento della biodiversità in ambito urbano, la riduzione dell’inquinamento sonoro, dello smog. Diversi anche i vantaggi funzionali ed economici: un tetto verde protegge la copertura assicurandole una vita più lunga e, isolando termicamente l’edificio, consente un risparmio sui costi energetici.
- crediti fotografie © Antonia Guerra