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Travertino, tra fascino e insostenibilità. Quali alternative?
Con una storia antichissima, che risale ad oltre duemila anni fa, il travertino è ancora la scelta di chi cerca un design di pregio ed elegante per i rivestimenti di casa.
Impiegato originariamente dagli antichi Latini per la costruzione di monumenti importanti (si pensi al Colosseo, la Basilica di San Pietro e la Fontana di Trevi a Roma) e di intere città, come Ascoli Piceno, in cui l’intero centro storico è realizzato in travertino, oggi il travertino è utilizzato di frequente per i rivestimenti interni, sia come pavimentazione che come finitura verticale per le pareti, per i complementi d’arredo, ma anche per spazi aperti (si pensi all’uso esteso che si fa della pietra nella piazza teatro dell’Auditorium Parco della Musica) e interi edifici, quali il complesso museale dell’Ara Pacis Augustae.
Il travertino è una roccia sedimentaria calcarea estratta nell’Italia centrale (nelle regioni di Lazio, Toscana, Umbria e Marche), e che presenta le cave più importanti nella zona tra Tivoli e Guidonia. La pietra, originariamente chiamata lapis Tiburtinus infatti, deve il nome proprio alla città di Tivoli, che anticamente veniva chiamata Tibur.
La combinazione di colori caldi e la presenza di meravigliose striature hanno reso il travertino un materiale dal fascino intramontabile. Eppure i processi di estrazione della roccia comportano significativi svantaggi a livello ambientale, sia per l’uso esteso che si fa dell’acqua di falda, necessaria per il taglio e la pulizia dei blocchi di pietra, sia per le scosse provocate dai macchinari da taglio, che crepano strade ed edifici nei quartieri limitrofi alle cave. In più le acque del fiume Aniene, che scorre a poca distanza dalle cave, risultano compromesse dallo sversamento delle acque reflue delle attività estrattive, che le tingono di bianco.
Un’alternativa sostenibile allo sfruttamento del suolo legato all’estrazione del travertino, è l’utilizzo del gres porcellanato, materiale sostenibile, altamente resistente e versatile, che può essere trattato per riprodurre l’aspetto della pietra naturale.
Pietra Tiburtina, la nuova collezione di Casalgrande Padana, fa proprio questo. Con le sue venature che riproducono i toni, le delicate sfumature, le stratificazioni e perfino le venature delle più pregiate pietre naturali (sia con taglio infalda che controfalda), risulta un elogio al fascino del travertino, offrendosi come alternativa sostenibile ad esso, con i vantaggi aggiuntivi di essere ignifuga, inassorbente, antibatterica e autopulente.
Della lapis Tiburtinus quindi, la Pietra Tiburtina non prende solo il nome, ma ne assorbe ogni gioco di luce ed effetti tridimensionali, ammaliando architetti e interior design, che se ne servono sempre più nei propri progetti adoperandone i quattro colori disponibili, i cui nomi, Aventino, Campidoglio, Celio e Palatino, omaggiano ancora una volta il materiale originario.
Alcune immagini di ambientazioni realizzate utilizzando il gres porcellanato effetto pietra travertino della collezione Pietra Tiburtina di Casalgrande Padana.