Il design salentino si presenta al grande pubblico, tra riciclo e tradizione

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Otto designer salentini decidono di condividere un percorso insieme e nasce Ghimel che sbarca al Salone Satellite, manifestazione collegata al Salone del Mobile di Milano all’interno delle Fiere di Rho a Milano e al Fuori Salone partecipando alla mostra “La Casa in Calce e Canapa”, eventi svolti tra l’8 e il 13 aprile scorso. La proposta di questi artisti è degna di nota perché porta in primo piano tutta l’artigianalità e la creatività di un nuovo modo di intendere il design fatto di riciclo, di recupero dei materiali, della tradizione e degli antichi saperi locali. Il brand scelto dal gruppo Ghimel comunica l’idea di crescita e progresso nell’indagine della forma, rimanendo nel solco della tradizione.

Design dal Brasile: decorazioni indigene e creatività per arredi originali

Le tracce di made in south si distinguono dagli altri padiglioni del Salone perché in questo tipo di design si coglie l’energia di una bottega artigiana che, speriamo, possa portare fortuna ai talentuosi makers salentini.

Sandra Faggiano – San Cesario

Sandra Faggiano, architetto di San Cesario, presenta i contenitori “Le insta(nca)bili” realizzati con impasti di simbolo dell’affrancamento delle donne ( spesso rimanenze di cantiere), acqua e fili di canapa da idraulico, lavorati insieme riscoprendo la tradizione attraverso la tecnica della cartapesta salentina.

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Queste instabili maxi–boule sono oggetti dinamici, in continuo movimento, come il loro nome. La superficie esterna de “Le insta(nca)bili” presenta una grana ruvida, materica, la parte interna è liscia e con linee regolari. Una volta preparato, l’impasto viene adagiato su stampi, che altro non sono che giochi in disuso per bimbi o attrezzi fitness riciclati, come i palloni in gomma forati o sgonfi che proseguono così la loro vita invece di finire in discarica.

Francesca Mazzotta – Collepasso

Francesca Mazzotta, designer di Collepasso, presenta “MAD”, chaise longue nata da materiali di riciclo come pali torniti da recinzione, rivestimento in garza per uno dei basamenti, un gomitolo di fettuccia per le tapparelle avvolgibili. Il rivestimento è in piuma con taglio a vista di diverse densità, stampata a sublimazione con una grafica composta dalla designer, corredata da una copertina in tessuto con gli stessi motivi, pratica per essere tolta e lavata senza perdere di vista l’originale decorazione.

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Per rivendicare l’origine della sedia, anche il nome rimanda alla terra natale dell’artista, che confida “MAD evoca uno dei nomi più utilizzati al femminile al Sud, Maddalena” e vuole diventare un simbolo dell’affrancamento delle donne. Sul volantino che accompagna l’arredo vi è scritto “spogliami”, per invita provocatoriamente il fruitore a togliere il telo che ricopre la chaise longue, trovando sotto di esso una stampa uguale alla coperta, come a rivendicare la forza di essere uguale a se stessa, rafforzata dalle scritte della trama grafica “legame/restrizione dello spazio/infinito”, in evidente contrasto tra loro, segno del dissidio interiore nelle cuore e nella testa di molte donne.

Francesca Mazzotta, inoltre, recupera la tradizione salentina della cartapesta creando gioielli e una variante interessante per l’arredo maniglie gioiello per i mobili come dimostra l’opera “MADIA LADY” realizzata in collaborazione con Solange Suppa (designer di Lecce) che si occupa di recupero di vecchi arredi rivisitati con la resina.

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Massimo Maci – Campi Salentina

Massimo Maci, artista del vetro e della luce, si serve delle infinite possibilità che la fusione offre. Al Salone Satellite presenta la Lampada Box, un cubo di luce che illumina composizioni di bicchieri e bottiglie di vetro, in precedenza modellate dal calore, che evocano una quotidianità liquida, evidenziata dai raggi luminosi.

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Le modifiche del vetro creano forme sempre nuove, dando vita a giochi di luce con un effetto di perpetuo mutamento.
Originali sono anche le bottiglie nella cassetta, disponibili anche in colori diversi, e parti di bottiglioni “Sanglass” diventati portalampade che ci suggeriscono quanto sia grande il potere della creatività nell’immaginare nuove funzioni per gli oggetti di uso comune.

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Guglielmo Quaranta – Morciano di Leuca

Guglielmo Quaranta, architetto, seziona e ripiega un unico piano di legno giocando con l’antropizzazione della sedia, che chiama iSSa e iSSu – poltroncina foldable, quasi un abbraccio a chi usufruisce della seduta.

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Mario d’Aquino – Aradeo

Il designer Mario d’Aquino presenta Zalij, dal nome del tassello di mosaico nel mondo orientale; la composizione di questi sgabelli risulta essere una rivisitazione degli oggetti originali, a completamento più che a decorazione.

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Andrea Minghali, Marco Giovinazzo, Roberto Quaranta – Provincia di Lecce

Andrea Minghali (designer di Aradeo, Lecce) con Mike the Headless propone un vaso decorativo in canapa, calce e acciaio costruendo un gallo senza testa allegoria della società basata sulla sopravvivenza senza ragione e Marco Giovinazzo (architetto di Neviano, Lecce) reinterpreta lo scheletro urbano traducendolo in geometrie decorative per arredi di cui “Urbano” è proprio un esempio.

A sinistra, Andrea Minghiali, “Mike the Headless”; a destra, Marco Giovinazzo, “Urbano”.

In alto: Roberto Quaranta,“Souvenir du Salento n.1”

Non mancano le opere come quella di Roberto Quaranta (architetto di Presicce, Lecce) “Souvenir du Salento n.1” che riassumono luoghi e colori della terra da cui provengono gli artisti.

Lucia Terenziani

Lucia Terenziani Architetto

Si perde passeggiando nei borghi storici e nelle città, le piace cogliere istantanee e scorci dimenticati. Vive e lavora a Parma, dove progetta e ri-progetta spazi. Ama leggere, scrivere, visitare musei, immergersi nei boschi e interrogarsi sulle possibilità dell’abitare in armonia con se stessi e la natura che ci circonda.