- scritto da Annalisa Tirrito
- categoria Progetti
L’attento restauro della Serra Moresca, gioiello dei Torlonia
Come passeggiare nel passato, immaginando i divertimenti dell’800 quando per destare stupore ai propri ospiti si costruiva a Roma un pezzo di oriente arricchendo Villa Torlonia di poesia e architettura.
Una struttura fiabesca, è la Serra Moresca nel parco di Villa Torlonia a Roma, restituita al pubblico dopo lavori di restauro durati anni e suddivisi in due fasi di intervento. Ma oggi davanti alla magia di vetri colorati e la struttura di impronta moresca non si può che ammirare e indagare passo passo, la storia e le scelte costruttive dell’architetto Giuseppe Jappelli, che progettò il complesso della Serra Moresca nel 1839. Annesse nella stessa area la grotta artificiale tra laghetti e cascatelle d’acqua dove galleggiano ninfee e fior di loto, con l’intento fin da subito di suscitare stupore e ammirazione. E la torre con le sue ampie vetrate e la sala con stucchi e decorazioni alle pareti di Giacomo Caneva che concluse l’opera e i lavori dell’architetto veneto Jappelli nel 1841.
Visitabile tutti i giorni, nel circuito dei Musei di Villa Torlonia, tranne luglio e agosto a causa delle alte temperature, la Serra Moresca è una pausa al paesaggio del parco, ma non al verde, perchè fuori e soprattutto dentro la struttura vi sono piante esotiche, per dare continuità alla sua natura, tra Ananas, Aloe, Agavi, Palme e diverse tipologie di piante grasse. Uno spettacolo, quasi da set cinematografico che ha richiesto un lavoro di restauro importante, il cui impianto innovativo per l’epoca, è in peperino, ghisa, ferro e vetrate policrome.
Un arco arabeggiante con frontone cattura all’ingresso, tra intensa policromia di colori, dove domina il blu oltre alle stelle dorate in rilievo. L’ambiente unico è diviso in scomparti ideali da colonne in ferro fuso. La scritta in caratteri cufici era una dedica ai padroni di casa Il principe Alessandro e la nobilissima Teresa Torlonia. Fino agli anni ’30 l’edificio era ancora in buono stato, poi abbandonato e in decadenza, con le coperture crollate, fino al 2007/2013 che ha visto realizzata una prima e importante fase del recupero degli edifici.
I lavori condotti dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l’impresa I.A.B., hanno ripristinato l’assetto originario, sulla base di documenti dell’epoca. Mentre la seconda fase dei lavori ha visto interventi per l’area verde circostante, e l’arredo interno su progetto dell’architetto Maria Cristina Tullio, rendendo il complesso funzionale alla destinazione, come museo, che area per eventi.
L’architettura che ispirò Jappelli è l’Alhambra di Granada, ma elaborata come era in uso all’epoca con caratteristiche architettoniche originali e personalissime, di grande suggestione e rilevanza storica. Una fontana interna alla serra, la Grotta artificiale pensata come il luogo di una Ninfa, e poi la Torre, da guardare alzando gli occhi e che completa il piccolo abitato scenico. Infine l’illuminazione curata con particolare attenzione, per valorizzare al meglio le piante e il sito di una magia che continua.
- crediti fotografie © Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali