- scritto da Mariangela Martellotta
- categoria Progetti
Progetti per il riuso dei beni confiscati alla criminalità
Quanti sono sino ad oggi i beni immobili confiscati alla criminalità italiana? Si trovano solo in Italia o anche all’estero? A quanto ammonta il loro valore stimato? Ma soprattutto: che fine fanno dopo i sequestri da parte delle forze dell’ordine e da quali progetti sono interessati?
Vi è un mondo dietro il tema dei beni confiscati alla criminalità che coinvolge aspetti urbanistici, ambientali e sociali, oltre che economici.
Da una ultima stima allegata a una relazione presentata durante un incontro pubblico tenutosi in Calabria da Ennio Sodano, che dal 2017 ricopre la carica di Direttore dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, si legge di ben 20.080 beni, tra appartamenti, ville, terreni, capannoni industriali in gestione, dei quali solo una piccola parte è stata già ufficialmente confiscata, al seguito di procedure molto lunghe e complesse. Gli immobili complessivamente già destinati a qualche progetto sono 12.300.
Al termine del 2017 sono stati circa 2.000 gli immobili confiscati riassegnati alle comunità locali da parte di commissioni delegate dal Governo e questo è un passo avanti rispetto agli anni passati.
La grande svolta si è avuta anche grazie all’assenso a procedere alla vendita dei beni confiscati, con un ritorno economico per le stesse comunità locali e finanziando il fondo per le vittime della criminalità, e la garanzia (il più delle volte) del riutilizzo immediato del bene da parte di qualche investitore privato, attraverso progetti che si contribuiscono a combattere l’abbandono di quei beni per mancanza di fondi da parte dell’ente pubblico.
Beni immobili confiscati alla criminalità italiana. La situazione attuale
Nel corso del 2017 l’Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata - Anbsc ha destinato alla vendita per mancata manifestazione di interesse degli enti locali 80 immobili, mentre è previsto che un altro centinaio di cespiti siano messi sul mercato per soddisfare i creditori.
Può sembrare anomalo, visto che quando si parla di criminalità e di immobili ad essa legati si punta il dito al Sud Italia, ma fino al termine del 2017 la Lombardia risultava essere la quarta regione per beni immobili confiscati: ad oggi ha superato la quota dei 1.000 beni destinati a riuso e ne conta ben 1.850 dati a gestione privata.
La stessa Anbsc ha anche pubblicato la classifica delle regioni per numero di beni confiscati complessivamente. Le regioni che al maggio 2018 hanno un numero maggiore di beni confiscati sono, in ordine:
- Sicilia,
- Calabria
- Campania
Riportiamo di seguito un riepilogo riferito all’anno 2017 ripreso dalle stime pubblicate sul sito dell’Anbsc. Dei 2.080 beni immobili già trasferiti nella proprietà di Comuni o di proprietà statale si stima che:
- Gli appartamenti costituiscono circa il 45%
- I terreni il 40%
- I negozi ed i capannoni industriali il 10%.
L’ Anbsc inoltre ha da gestire anche il patrimonio di beni confiscati fuori dai confini italiani, che sono siti in Francia, Svizzera, Austria, Spagna e Brasile. Sicuramente col tempo oltre al numero dei beni confiscati saranno anche altre le nazioni da annoverare.
Cosa accade quando agli immobili sono legate attività aziendali?
Quando agli immobili sono legate attività aziendali la situazione diventa molto delicata e complessa perché si rischia col sequestro di mandare sul lastrico anche dei lavoratori innocenti. Si stima che siano oltre 3.000 le aziende sottratte alla criminalità e attualmente sotto la gestione dell’Anbsc. Solo il 10% di quelle sequestrate è in condizione di continuare a funzionare mentre il resto cessa le attività liquidando dipendenti e creditori e chiudendo i battenti; sino ad oggi il patrimonio (materiale e immateriale) di aziende confiscato ammonta a circa 230 milioni di euro.
La classifica delle regioni italiane con il maggior numero di aziende confiscate vede la Sicilia al primo posto con 868 unità, la Campania al secondo posto con 536 unità, il Lazio al terzo posto con 481 unità e la Lombardia al primo posto fra le regioni del Nord Italia con 220 unità. Un 20% delle aziende confiscate alla criminalità opera nel settore delle costruzioni e un altro 20% nel commercio all’ingrosso e al dettaglio: percentuali significative che richiamano, soprattutto per quanto riguarda il settore delle costruzioni il tema dell'abusivismo edilizio e delle gare d’appalto legate all’edilizia.
Le ex aziende legate alla criminalità che vengono confiscate possono aspirare, da qualche anno ad oggi, a prospettive e progetti di reinvestimento intelligente del patrimonio: accade ad esempio nella ex casa di Bernardo Provenzano, oggi punto vendita dei cosiddetti “prodotti della legalità”, che fa parte di quel complesso dei beni confiscati a Corleone che attraggono non solo curiosi ma anche turisti.
Diverse inoltre sono le iniziative imprenditoriali nate dalla riconversione dei terreni agricoli confiscati; una tra queste è il Consorzio Libera Terra Mediterraneo costituito da 9 cooperative sociali che si sono messe in gioco operando su ben 1400 ettari di terreni confiscati e sequestrati alla criminalità locale di regioni del Sud Italia. Delle citate cooperative spiccano i nomi emblematici di Placido Rizzotto e Pio La Torre, che oltre ad aver creato una realtà lavorativa per decine di persone grazie alla produzione di pasta, vino, olio, legumi, marmellate, passate di pomodoro, possono vantare tutti prodotti esclusivamente biologici.
Sul sito del comune di Corleone si trova l'elenco degli 82 immobili confiscati alla mafia; di questi molti sono appezzamenti di terreno e tutti sono attualmente usati dalla comunità e la storia della conversione e del riuso di ciascun bene immobile o azienda è un racconto di vita prima di tutto.