- scritto da Francesca Latini
- categoria Progetti
La Città: architettura partecipata nel carcere di Pescara
VIVIAMOLAq è un’associazione di giovani ragazzi che da anni si impegna per diffondere l'architettura partecipata e l'autocostruzione sul territorio abruzzese, al fine di contribuire alla rinascita dei territori segnati dal sisma del 2009.
I progetti di VIVIAMOLAq, come quello nel carcere di Pescara, mostrano sempre un grande interesse verso il sociale e sono un importante esempio di come l’architettura possa essere al servizio della società per creare luoghi migliori e di come questi influiscano sui rapporti sociali e umani. È importante che i cittadini si sentano parte del loro territorio e dei loro luoghi.
L’architettura partecipata permette di raccogliere le esigenze, i problemi, di chi vive in un territorio e poter proporre un progetto mirato che crei luoghi migliori. Inoltre i cittadini, partecipando attivamente alla fase di costruzione e realizzazione di un'opera, possono sentirsi parte attiva di un cambiamento positivo e della ricostruzione dei propri luoghi.
Il progetto “La Città” per il carcere di Pescara
Il nuovo intervento “La Città”, il cui nome racchiude già il concetto alla base del progetto, interessa la Casa Circondariale di Pescara. L’idea è quella di riportare materiali naturali, ciò che c’è fuori all’interno e di coinvolgere i detenuti nella realizzazione.
Dai progettisti di VIVIAMOLAq:
Il progetto si è basato, in primis, sul prestare ascolto alle voci, ai desideri e alle esigenze di chi cerca di recuperare agli errori commessi, di chi aspetta un’occasione per dimostrare il cambiamento a cui si sta faticosamente rieducando. I detenuti coinvolti nei primi laboratori di partecipazione espressero il sogno di dare spazio ad un loro preciso obiettivo: una città nel carcere. Un dentro che potesse apparire un fuori, un luogo se non vero, almeno verosimile dove poter dialogare su una panchina, passeggiare lungo un corso fatto di colore, natura, e veri materiali, tangibili da poter davvero toccare. In quel mondo fatto di chiavi, barriere, porte, sbarre.
Partendo dal presupposto che la qualità dei luoghi ha un’influenza su chi li vive, ne "La Città" del carcere di Pescara la volontà è stata quella di migliorare gli spazi concentrando l’attenzione sulle componenti fisiche e psicologiche legate all’ambiente e dare vita ad un’esperienza rieducativa. Il tema è quindi diverso dai precedenti progetti del team di VIVIAMOLAq, ma l’intento è sempre quello di portare ad un cambiamento positivo, attivo, mettendo l’architettura al servizio dell’utenza e facendo partecipare attivamente i diretti interessati nella realizzazione dell’opera.
L’area riqualificata è quella legata alle attività collettive, un corridoio lungo circa 40m e largo circa 2,5m su cui affacciano diversi ambienti tra cui una biblioteca, un’aula studio, la redazione del giornale Voci di Dentro e una stanza filatelica. Grazie anche al contributo attivo dei detenuti sono state realizzate altre due stanze: una sartoria e un’aula multidisciplinare.
Come hanno affermato i progettisti di VIVIAMOLAq:
Si è così raggiunto l’obiettivo di ridefinire gli spazi dedicati al lavoro, alla creatività, alla formazione e soprattutto alla socialità dei detenuti. Ad ogni stanza è stato abbinato un colore, toni distensivi e che richiamassero la natura. E visto che in città i negozi e le botteghe si affacciano sulle strade richiamando ed attirando con vetrine espositive colorate abbiamo pensato di portare il colore fuori dalle stanze, direttamente sul corridoio trasformato in corso. Le fasce di colore si rincorrono sulle superfici disegnando un vortice dinamico e scandendo lo spazio come nella realtà esterna. In corrispondenza di ogni porta abbiamo poi pensato ad un arredo integrato utile all’attività effettivamente ospitata nella stanza.
Per la realizzazione dell’intervento, come negli altri progetti dell’associazione, sono stati adoperati materiali di riciclo legati ai cantieri de L’Aquila, con tempi e costi contenuti, il tutto senza comportare problemi di sicurezza.
Il laboratorio di partecipazione ha cercato di portare un miglioramento della qualità degli spazi rieducativi, credendo che l’uso sapiente del colore e la partecipazione attiva, possano influenzare positivamente chi ne fruisce.
Dai progettisti:
“Ecco, se l'architettura è stata una componente della strategia del controllo e della "punizione" è arrivato il momento di operare nella piena direzione del recupero e del reinserimento sociale.”