- scritto da Elisa Stellacci
- categoria Progetti
Social housing a Formentera
Doghe dei letti per gli infissi, mattoni alveolari a vista come separatori delle corti, una pianta marina per impermeabilizzare i tetti. Il progetto di social housing a Formentera, firmato dagli architetti Carles Oliver, Antonio Martín, Xim Moyá, Alfonso Reina and Maria Antònia Garcías, rappresenta un modello di abitazione sostenibile, dove le tematiche ambientali e le tradizioni culturali sono strettamente connesse tra loro, traducendosi in originali soluzioni architettoniche. Le case bianche dagli infissi in legno naturale, blu e bianchi, dichiarano amore per il riciclo e per la semplicità. Spartane, a tratti incomplete ma al contempo poetiche e funzionali.
Il dato più significativo dell'intervento di social housign compiuto a Formentera è sicuramente la riduzione dell'emissione di CO2 durante l'esecuzione del progetto, possibile grazie ad una selezione appropriata dei materiali, molti di recupero, e ai processi lavorativi scelti. I numeri civici dipinti, i divisori grezzi e i cavi sulle facciate in attesa di giardini verticali, ci riportano ad un concetto di casa autentico, di progetto in itinere.
Non sembrerebbero edifici ad alta efficienza energetica: invece sono un prototipo finanziato dall'Ibavi (Instituto Balear De La Vivienda) e realizzate in collaborazione della Direzione Generale dell'Energia e dei Cambiamenti Climatici del Governo, monitorati per verificare il corretto funzionamento delle soluzioni adottate. L'obiettivo è fornire dati contrastati alla Commissione Europea, incaricata alla redazione nel 2020 dei futuri regolamenti ambientali edilizi. Per queste unità immobiliari è stata stimata una riduzione del 50% del consumo energetico durante la costruzione, del 75% durante l'uso, 60% del consumo d´acqua e 50% della produzione dei rifiuti.
L'intervento rappresenta, quindi, una mappa delle risorse dell'area: materiali riciclati e grezzi presi da discariche e falegnamerie, il recupero di tecniche vernacolari grazie ad artigiani del posto. Per le strutture è stata adoperata calce idraulica naturale NHL5, doghe dei letti diventano infissi e cassette della posta. All'interno, è stata utilizzata la marès, una ceramica cotta con metodi tradizionali.
Un modello che si discosta da quello odierno: "i sistemi più sostenibili", ci ricorda il giovane architetto, "sono a portata di mano, ma utilizzando metodi comunemente diffusi in edilizia e materiali provenienti da aree fortemente industrializzate, stiamo lasciando scomparire gli artigiani locali che producono con materie prime a km 0".
È possibile invertire questo paradigma: “anzichè investire in fabbriche lontane 1500 km, si potrebbe utilizzare lo stesso budget per manodopera non qualificata locale, in grado di produrre pallet di Poseidonia Oceanica, comunemente nota come erba di Nettuno". È presente nell'isola, e in tutte le spiagge mediterranee: la Poseidonia essiccata al sole può essere trasformata in prodotto isolante (s=15 cm, λ = 0,044 W/mK). Il sale marino agisce come prodotto naturale biocida, l'isolante termico prodotto è in completo rispetto con l’ambiente.
Le scelte dei progettisti architettonici mostrano (vd. l'intervento di recupero St. Miquel 19 a Parma di Maiorca) una necessaria semplicità costruttiva e progettuale, un ritorno alle tradizioni locali senza rinunciare ad un linguaggio contemporaneo. La sostenibilità ad un costo fattibile, progetti di recupero non solo per i ricchi e, in generale, interventi edilizi dal ridotto impatto ambientale.
- crediti fotografie © José Hevia