Hudson Passive Project: una Casa Passiva tra antico e moderno

Ispirata all’architettura dei fienili tradizionali dei coloni olandesi, nella valle del fiume Hudson si trova la prima casa certificata Passivhaus dello stato di New York: la Hudson Passive Project. Progettata dal team BarlisWedlick Architects LLC e costruita nel 2010, il suo design semplice e compatto la rende un eccezionale prototipo da cui ancora oggi si può imparare molto. 

GLI STANDARD PASSIVHAUS IN UN EDIFICIO IN RUSSIA 

Tutto in questa passive house sembra ricondursi ad un principio: keep it simple (cit.). Pochi semplici elementi dal design tanto moderno ed essenziale quanto evocativo e archetipico: mura rivestite in pietra locale, un semplice tetto spiovente in legno lamellare e una facciata rivolta a sud aperta il più possibile per sfruttare avidamente tutto lo scarso sole degli inverni newyorkesi. 

Sebbene molti edifici moderni e contemporanei abbiano grandi vetrate rivolte a sud, la fin troppo frequente mancanza di un apposito elemento di accumulo termico all’interno impedisce di sfruttare completamente il guadagno solare diretto ricevuto. Gli architetti della Hudson Passive Project hanno dimostrato però di aver studiato, ovviando a questo comune errore: il pavimento in calcestruzzo (grazie all’elevata capacità termica) funziona da massa di accumulo termico che di giorno “colleziona” il calore assorbito dall’irraggiamento solare, e di sera, quando ce n’è più bisogno, lo restituisce agli ambienti della casa.

Situata sul lato nord, la camera da letto principale si oppone con la sua natura di spazio privato all’ariosa sala grande a sud, mentre accucciati sotto il meraviglioso soffitto goticheggiante ("cathedral ceiling”) due camere singole e uno studio occupano il soppalco. Quest’ultimo, affacciato direttamente sulla sala grande sottostante, beneficia di un elevato apporto di luce diurna naturale grazie ai lucernari ritagliati in copertura.

© Peter Aaron© Peter Aaron

LE SCELTE NEL RISPETTO DELLA NATURA

Nel completo rispetto del genius loci, la scelta degli architetti Bradlis e Wedlick di progettare un semplice tetto spiovente a due falde risulta vincente tanto dal punto di vista tipologico-compositivo, quanto sotto il profilo tecnico: in una regione dal clima rigido e nevoso tetti troppo “sfaccettati” con giochi di falda complessi risultano molto problematici all’impluvio (accumulo indesiderato di neve, foglie, aghi di pino ecc.). Prima di risolvere un problema costruttivo chiedetevi sempre se l’architettura tradizionale e la bioclimatica non abbiano già dato la sua risposta. Di norma scoprirete che è quella giusta.

L'IMPIANTISTICA

Quanto alla modernità, l’unico vero impianto che contribuisce all’alta efficienza energetica della Hudson Passive Project non è deputato alla creazione di energia, ma al suo recupero e controllo. Si tratta del sistema MVHR (Mechanical Ventilation with Heat Recovery), meglio noto in Italia come impianto di Ventilazione Meccanica Controllata (VMC), il quale eleva la temperatura dell’aria esterna in ingresso estraendo energia termica dall’aria viziata in uscita. Ciò garantisce, come sappiamo, altissime prestazioni energetiche grazie alla sua capacità di recuperare calore effettuando contemporaneamente e senza dispersioni un costante ricambio d’aria, con benefici enormi in termini di comfort e di risparmio energetico. È infatti proprio questo sistema che caratterizza e distingue la Casa Passiva in generale e lo standard Passivhaus in particolare.

© BarlisWedlick Architects LLC© BarlisWedlick Architects LLC

Per incrementare l’efficienza energetica, bagni e cucina sono raggruppati in pianta in un intelligente “spalla contro spalla”, in modo da condividere e ottimizzare gli impianti idrici. Il progetto della cucina in particolare, si inserisce perfettamente in questa ottica della semplicità e della funzionalità volta all’efficienza energetica: per garantire la massima tenuta all’aria dell’edificio la tradizionale cappa di aspirazione fumi è stata eliminata, lasciando assorbire questi dallo stesso impianto di ventilazione meccanica controllata; così da recuperare ulteriore calore.

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© BarlisWedlick Architects LLC© BarlisWedlick Architects LLC

Nonostante sia presente anche un sistema di riscaldamento a pavimento, a detta di Wedlick (e non facciamo troppa fatica a credergli) i proprietari della casa, ad oggi, non hanno ancora mai sentito il bisogno di adoperarlo, perché malgrado gli inverni rigidi della regione, l’attento design e l’elevato isolamento termico della Hudson Passive Project ne fanno un accogliente rifugio di calore in mezzo alle nevi. Per usare parole dello stesso Wedlick: “In my mind this is a true breakthrough. It reminds us that good building techniques can really be the answer”.

© Peter Aaron© Peter Aaron

© Elliott Kaufman© Elliott Kaufman

Sembra infine che sia proprio la parola “calore” quella che meglio descrive questa casa. Quando la neve ammanta del suo freddo il paesaggio circostante, la Hudson Passive Project vista dall’esterno esercita un richiamo fortissimo, invitante, irresistibile, come una lanterna nella notte fredda: i suoi interni dai toni caldi del legno ispirano quel senso unico di accogliente sicurezza domestica. Quello cioè che ogni casa dovrebbe evocare.

Alberto Grieco

Alberto Grieco Architetto

Frequentando una signora chiamata Storia, ha scoperto che l’architettura bio-eco-ecc. non ha inventato Nulla©, ed è per questo che perde ancora tempo sui libri. Architetto per vocazione; tira con l’arco, gira per boschi, suona e disegna per vivere. Lavora nel tempo libero per sopravvivere.