Ecohousing: tra architettura e sostenibilità

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Soffermandoci sulla parola “ecohousing”, scopriamo che “eco”discende dal termine greco “oikos”: “casa, abitazione”, quindi dire ecohousing significa dire abitazione per abitare, oppure costruire case per abitare; per cui nel termine casa è implicito il termine eco che utilizziamo per indicare ecologia, sostenibilità. Questa tautologia, rimarca il fatto che la casa da abitare debba essere ecologica, o meglio ancora, i requisiti

di sostenibilità debbano essere connaturati al progetto di casa, essendone parte costituente lo stesso e non integrante.

Lo scopo del bravo architetto è quello di perseguire la giusta misura tra il progetto e i requisiti di sostenibilità, la giusta misura già identificata dai classici quali Orazio, che scrive “Est modus in rebus”, intendendo dire che esiste una misura in tutte le cose, la quale stabilisce i confini precisi entro i quali e prima dei quali non può sussistere il giusto.

Perseguire questa misura da parte degli architetti dovrebbe essere l’obiettivo, anche se, è pur vero che, in tutti i tempi e in tutte le latitudini, l’essere umano ha cercato una misura al di fuori di se stesso vivendo sempre l’ansia di superarsi.

Michel Boucquillon persegue questa misura, e allo stesso tempo, supera se stesso nello straordinario risultato raggiunto nella realizzazione della sua casa studio a Lucca. L’architetto belga, girovagando per la campagna lucchese in cerca di un posto in cui mettere radici, resta accattivato da una collina densa di vegetazione scura. E’ qui che realizza Casa Boucquillon, raccordata al suolo con eleganti muri a retta realizzati con pietra cavata sul posto.

L’abitazione è autosufficiente: l’acqua viene raccolta da una sorgente in loco e l’energia è fornita dai pannelli solari. Inoltre è dotata di ben 100 mq di tetto apribile che favorisce la ventilazione naturale degli spazi interni oltre a consentire la possibilità di dormire sotto le stelle, ed è in più dotata di grandi persiane mobili che contribuiscono all’isolamento dall’esterno delle grandi superfici vetrate.

Altrettanto sorprendenti risultano gli aspetti architettonici degli spazi interni. In linea generale, prevalgono le linee minimaliste caratterizzate dalle tonalità prevalentemente bianche e dalle linee rette, fatta eccezione per elementi fortemente irruenti come la scala elicoidale che unisce i due piani il cui colore interno rosso richiama le cromie dei papaveri toscani e la porzione muraria a sud realizzata in pietra viva dal profilo “naturalmente” irregolare, che elimina i confini tra interno ed esterno facendo della natura parte integrante del costruito.

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Perseguire la giusta misura mescolando bell’architettura a requisiti sostenibili è stato l’obiettivo cardine dell’architetto belga che ha superato anche se stesso facendo della propria dimora un pezzo unico.










Romina Muccio

Romina Muccio Architetto

Ha intrapreso la libera professione e non ne è ancora pentita. A Napoli si occupa di restauro di vecchi edifici ed è fondatrice di un’associazione di donne architetto. Nel tempo libero evade verso la natura incontaminata da plotter e pc e gestisce un piccolo zoo sfamando 2 cani, 2 gatte e una tartaruga.