La discarica urbana del Garraf: il progetto paesaggistico

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É all’interno del parco del Garraf,uno dei dodici parchi forestali protetti della Catalogna, che si trova la Vall d’en Joan,un’ex discarica di rifiuti solidi urbani, interessata tuttora da un lungo e difficile processo di rinaturalizzazione, frutto di conoscenze multidisciplinari che spaziano dal paesaggismo all’ingegneria ambientale e dall’agronomia alla geologia. Vediamo dunque come gli architetti catalani Joan Roig ed Enric Batllehanno

sapientemente restituito dignità ad un’area talmente degradata da sembrare irrecuperabile.

L’INTERVENTO PAESAGGISTICO

I lavori di rinaturalizzazione della vallata iniziarono nel 2002, in attuazione della Direttiva europea 1999/31/CE sulla disciplina delle discariche. Il progetto fu assegnato allo studio di architettura Roig i Batlle, il quale si avvalse del contributo di un nutrito gruppo interdisciplinare di collaboratori tra cui la paesaggista Teresa Galì Izard.

L’intervento paesaggistico interessa una gola di 60 ettari (circa il due per cento del parco del Garraf) che dal 1974 al 2006 è stata usata come discarica illegale di rifiuti urbani. Si tratta di un vero e proprio paradosso se consideriamo che il reato ambientale è stato perpetrato anche dopo l’emanazione, nel 1986, del provvedimento di tutela dell’intero parco! I responsabili stanno tuttora scontando pene esemplari. Dall’inizio dei lavori di restauro paesaggistico fino al 2011 il progetto è stato articolato in quattro diverse fasi, l’ultima dovrebbe terminare entro il 2012 con un costo complessivo stimato pari a 11 milioni di euro.

SFIDE E PROBLEMATICHE PROGETTUALI
La committenza, un consorzio di enti pubblici della provincia di Barcellona, pose fondamentalmente tre sfide: in prima battuta, risolvere il problema tecnico dell’occultazione dei rifiuti con garanzie di sicurezza; in seconda battuta, degassificare con la possibilità di recuperare il biogas da decomposizione per scopi energetici e, in ultima battuta, modellare un nuovo paesaggio perché l’originale fu inesorabilmente distrutto da una errata gestione.

Joan Roig ci illustrò in prima persona, in occasione di un convegno sul paesaggismo tenutosi all’Ordine degli Architetti di Barcellona, le problematiche affrontate dal gruppo di lavoro:

  • sigillare l’ex discarica con una tecnologia compatibile con la notevole pendenza della vallata;
  • ridare carattere a un’area particolarmente degradata, rispettando a tutti i costi la sua vocazione originaria di spazio libero;
  • piantumare specie vegetali adeguate al nuovo suolo e compatibili con l’habitat circostante per consentire il ripopolamento spontaneo della fauna autoctona.

LE SOLUZIONI VINCENTI

Tutto il progetto si fonda sull’idea di conferire all’area il carattere di porta principale d’accesso al parco vero e proprio, una piattaforma da cui si struttura, ex novo, un sistema di percorsi progettato per consentire la visita dell’area nella sua totalità, ovvero in lungo e in largo senza soluzioni di continuità.

La rimodellazione del paesaggio è stata conseguita grazie ad un sistema di terrazze, coltivate ed alberate, intercalate da percorsi a zig–zag, utili per risolvere le diverse pendenze della vallata. Come sostenuto dagli stessi progettisti, la terrazza è l’elemento chiave per integrare, funzionalmente e visivamente con l’intorno, l’area degradata. Infatti, i terrazzamenti sono stati impiegati con successo, nei secoli precedenti, per consolidare e coltivare le scoscese pendici del massiccio del Garraf. Ancora oggi sono segni antropici evidenti e riconoscibili per il sapiente uso della pietra a secco, di cui la zona è molto ricca. Le strutture invasive e altamente impermeabili, tipiche dell’ingegneria ambientale, come dighe e piattaforme in cemento armato, sono state scartate a priori in favore di tecnologie più sostenibili. Come dai tempi remoti anche in questo intervento le terrazze agricole sono impiegate per regolare il flusso delle acque irrigue e meteoriche contrastando così i problemi conseguenti ai dilavamenti, tipici nelle zone deforestate.

Il progetto paesaggistico prevede un sistema di drenaggio che massimizza la raccolta delle acque piovane (piuttosto scarse) in depositi di riserva utili per l’irrigazione durante il periodo estivo. Il terrazzamento di piccole porzioni di suolo, in questo caso, ha consentito una sigillatura ottimale dei percolati dei rifiuti organici, originariamente occultati solamente da una coltre di 20 centimetri di terra.

LA RINATURALIZZAZIONE DELL’EX DISCARICA

Il processo di rinaturalizzazione della vegetazione, tuttora in corso, segue un vero e proprio cronoprogramma: è iniziato con la semina delle specie autoctone più resistenti al clima e al terreno aridi. Successivamente, le piantumazioni sono state organizzate in strutture vegetali funzionali all’orografia rispettivamente: delle terrazze, dei campi, delle scarpate, dei drenaggi e dei percorsi. Allo scopo sono state utilizzate coltivazioni di leguminose autoctone e specie proprie della macchia mediterranea, quali: Phragmites australis (canna comune), Agavaceae (agave), Opuntia vulgaris (fico d’india), Chamaerops humilis (palma nana) Pinus pinaster (pino marittimo) e Quercus ilex (leccio). Agli inizi, lo sviluppo delle piante è stato sostenuto dall’intervento umano fino alla fase di attecchimento definitivo (seconda fase vegetativa) seguita con cura, in particolare lungo i pendii delle terrazze. Una volta raggiunta la stabilità vegetativa le piante sono state lasciate libere di crescere in modo totalmente naturale e quindi di riprodursi spontaneamente.

In ultima analisi, il progetto non solo soddisfa l’esigenza prioritaria di bonificare ma anche di rappresentare l’identità di una nuova società, più coscienziosa del proprio impatto sull’ambiente naturale rispetto a un passato non troppo remoto. Per queste ragioni, nella zona d’ingresso al parco, è stato collocato un centro di divulgazione del progetto, una specie di museo che raccoglie e illustra in modo didattico tutte le fasi dell’intervento di restauro. Seguendo il percorso verso la parte superiore della vallata, ad un certo punto, si trova una vecchia e pittoresca masìa (casa rurale catalana) ben restaurata e convertita in centro d’informazioni turistiche.

L’ESTRAZIONE DI BIOGAS PER SCOPI ENERGETICI

Ininterrottamente per trentadue anni nella discarica sono stati conferiti 26,6 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani. Nella vallata è in funzione un impianto che annualmente recupera, dalla fermentazione anaerobica della frazione organica residua, circa 38,5 milioni di metri cubi di biogas i quali consentono di produrre 61,6 GWh di energia elettrica. Nonostante la discarica sia chiusa l’estrazione del biogas continuerà fino al suo esaurimento, previsto per il 2050.

I SERVIZI D’INTRATTENIMENTO NEL PARCO DEL GARRAF

All’interno del parco l’offerta d’intrattenimento è variegata: visite guidate a piedi, a cavallo o con mountainbike, corsi monografici per riconoscere la flora (funghi e piante aromatiche) e la fauna autoctona. A Olesa de Bonesvalls il centro di speleologia catalana organizza spedizioni e gestisce l’offerta d’alloggiamento in case rurali private. A Begues, addirittura trova sede un centro sperimentale di belle arti, un punto d’incontro non solo per artisti ma anche per turisti. A Olivella è possibile visitare l’osservatorio astronomico del Garraf (OAG) e nell’annessa emeroteca assistere a lezioni d’introduzione all’astronomia.

LA CORNICE TURISTICA TRA MARE E MONTAGNA

Il Parco del Garraf è situato strategicamente a 40 Km a sud di Barcellona e a 45 km al nord di Tarragona. La moderna rete stradale, un’importante infrastruttura turistica e il clima gradevole durante tutto l’anno costituiscono una destinazione perfetta per il turismo di qualità. Degne di essere menzionate per le loro eccellenti spiagge, porti attrezzati e le belle architetture moderniste sono le cittadine Sitges e Vilanova i la Geltrú. La maggior parte di case rurali che costellano il territorio del Garraf, come del resto tutta la Catalogna, sono state egregiamente trasformate in sofisticati e pittoreschi alloggi turistici, ristoranti tipici e cantine vinicole dove è possibile acquistare privatamente deliziosi vini, tra i quali il rinomato bianco del Penedès.

Giovanna Barbaro

Giovanna Barbaro Architetto e Tecnologo

Deve il suo carattere cosmopolita a Venezia, dove si laureò in architettura (IUAV). Dal 2008 europrogettista nei settori green economy e clean tech. Nel 2017 ha realizzato uno dei suoi più importanti sogni: fondare Mobility-acess-pass (MAP), un'associazione no profit per la certificazione dei luoghi pubblici per le persone con disabilità motorie. Tra i suoi hobby preferiti: la fotografia e la scrittura