Eni diventerà zero carbon footprint entro il 2030. Ecco la sua strategia per la decarbonizzazione

Climate strategy per la lotta ai cambiamenti climatici

La decarbonizzazione di Eni è un processo impegnativo, che il colosso dell’energia ha deciso di affrontare e raggiungere. Lo farà ponendosi obiettivi nel breve, medio e lungo termine e impegnandosi a raggiungerli nei tempi stabiliti attraverso soluzioni tecnologiche innovative, partnership internazionali, protezione e conservazione delle foreste e tante altre iniziative.

Per iniziare, nel breve termine, Eni si impegnerà a ridurre le emissioni di gas serra prodotte dalle sue attività, ad avere un portafoglio Oil & Gas low carbon e resiliente, a sviluppare impianti di generazione di energia da fonti rinnovabili (solare a concentrazione, fotovoltaico avanzato organico) e a sostenere imprese impegnate nella sostenibilità ambientale. Tutto ciò, unito ad una continua ricerca scientifica e tecnologica, porterà nel medio termine, ossia nel 2030, al raggiungimento dell’importante traguardo della net zero carbon footprint e, nel lungo termine, all’ambizioso obiettivo di diventare “carbon neutral”.

L’azienda infatti è consapevole del fatto che il fabbisogno energetico della popolazione sia in crescita e che sia importante trovare soluzioni alternative all’utilizzo di combustibili di natura petrolchimica per contrastare il cambiamento climatico, e ha integrato la strategia di decarbonizzazione nel proprio modello di business.

Domanda di energia cresce. Eni agisce per la decarbonizzazione

La domanda di energia cresce. Eni agisce per la decarbonizzazione

In tal senso, gli obiettivi discussi durante la conferenza sul clima di Parigi (COP21) a dicembre del 2015, volti a contrastare le conseguenze dei cambiamenti climatici, hanno costituito il riferimento di lungo termine per le politiche energetiche ed economiche di Eni e utili linee guida per la declinazione dei progetti di sviluppo locale. Eni ha infatti aderito all’iniziativa Paris Pledge for Action, con cui si impegna a definire soluzioni concrete per la transizione energetica verso un futuro low carbon.

Un esempio di tali soluzioni concrete sono i progetti mirati ad aumentare la percentuale di energia rinnovabile utilizzata nel settore industriale: Eni si è impegnata ad installare una potenza elettrica da fonti rinnovabili (perlopiù eolico, fotovoltaico e fotovoltaico ibrido) di circa 1,6 GW entro il 2022, che diventeranno 5 GW entro il 2025, fino a superare i 10 GW entro il 2030.

Eni combatte i cambiamenti climatici con energia da fonti rinnovabili

La riconversione delle tradizionali raffinerie di Porto Marghera e Gela in bio raffinerie ha consentito ad Eni di produrre carburanti che offrono prestazioni molto elevate. Il biodiesel deriva da oli vegetali, oli alimentari esausti di frittura e grassi animali di scarto acquisiti in Italia attraverso accordi con consorzi ed aziende municipalizzate. Gli oli vegetali vergini utilizzati vengono approvvigionati seguendo linee guida precise, che vietano che le materie prime provengano da ecosistemi caratterizzati da alta biodiversità o riconosciuti di valore naturalistico, e favoriscono invece materie prime provenienti da terreni gestiti rispettando i diritti internazionali dei lavoratori indigeni. L’azienda sta studiando anche la possibilità di ottenere combustibili green a partire da oli da alghe e rifiuti e materiale lignocellulosico.

Minimizzando il consumo di risorse vergini, puntando sulla ricerca scientifica e valorizzando i materiali di scarto, dando loro nuova vita, Eni si sta impegnando, e continuerà nei prossimi anni, a puntare su un futuro che sia sostenibile dal punto di vista economico, tecnico-operativo e ambientale, in un’ottica di economia circolare.

In collaborazione con Eni