La Torre del vento sostenibile che voleva incenerire i rifiuti

Torre-vento-hafner-b1

Parlando dei termovalorizzatori, o più esattamente detti inceneritori, l’Italia, così come il resto del mondo, si divide in contrari e non. Stiamo parlando di impianti utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti, che avviene mediante un processo di combustione ad alta temperatura. Il termine “termovalorizzatore” è un termine

abbastanza ambiguo, poiché, alcune moderne ed apprezzabili teorie portano ad affermare che il rifiuto, in quanto tale, non venga certo “valorizzato” in maniera corretta mediante un processo di incenerimento, che produce agenti cancerogeni molto pericolosi, come le nanoparticelle, ma, piuttosto, attraverso la raccolta differenziata del rifiuto ed il riuso.

Ma il termine in se stesso, in verità, si riferisce alla più moderna tecnologia impiegata negli impianti, dove il calore sviluppato dalla combustione viene recuperato e utilizzato per produrre vapore, a sua volta utile per la produzione di energia elettrica o come vettore di calore per reti di teleriscaldamento. Quindi è il calore di recupero, sostanzialmente, ad essere “valorizzato”. Per il resto, il rifiuto viene incenerito, ma non di certo distrutto a tutti gli effetti (1 tonnellata di rifiuti equivale a 300 kg di ceneri solide unite ad altre sostanze), poiché lo scarto stesso degli inceneritori è costituito da scorie solide, ceneri e micro polveri (tali polveri, quando vengono inalate, giungono al sangue in 60 secondi e in ogni altro organo in 60 minuti).

Le scorie solide verranno invece smaltite in discariche per rifiuti tossici nocivi (quindi il miraggio di risolvere il problema discariche non esiste, anzi, il rifiuto diventa ancora più pericoloso in natura).

Tutta questa premessa serve alla presentazione di un progetto, molto discusso, di una meraviglia della tecnologia pensata dalla Hafner, a Bolzano, che dovrebbe costituire, come dicono loro stessi, una società in grado di garantire una “esperienza di anni nel campo della tutela dell’ambiente”.

Questa meraviglia tecnologica si chiama “Torre del vento”, e costituirà la nuova sede Hafner di Bolzano, sponsorizzata come “torre ad impatto zero”. Ma quanto c’è di vero?

Il grattacielo è un prisma di 50 metri, affiancato da una grande struttura a forma di vela, in acciaio, dove verrà posato un impianto fotovoltaico. Oltre questo è stato concepito un altro sistema di sfruttamento delle energie rinnovabili, che si avvale del flusso d’aria in grado di azionare dei rotori eolici, posti nell’intercapedine del sistema di vetrata a doppia pelle. Il concetto è semplice, i raggi solari passano attraverso la vetrata e scaldano l’aria all’interno dell’intercapedine nella parte bassa. L’aria riscaldata tende a salire verso l’alto, attirando verso il basso l’aria più fredda, creando così un flusso costante. Con l’ausilio di una turbina eolica principale questo sistema sarà in grado di produrre ed accumulare energia elettrica.

Anche l’acqua avrà un suo ruolo, grazie a un sistema di recupero delle acque meteoriche, e parte dell’energia necessaria sarà ricavata grazie all’uso della geotermia.

Un video spiega in maniera molto chiara i principali sistemi di recupero di materie ed energia dell’edificio:

Fin qui quanto su descritto sembrerebbe un edificio energeticamente efficiente e sostenibile, ma, siamo in Italia, dove i costi dello smaltimento dei rifiuti tramite incenerimento sono indirettamente sostenuti dallo Stato sotto forma di incentivi (CIP6 e certificati verdi), fatto che ha avviato una procedura di infrazione, da parte dell’Unione Europea, poiché bruciare rifiuti inorganici non è considerata esattamente una “fonte rinnovabile” di energia.

Torre-vento-hafner-a

Infatti l’aspetto sostenibile del grattacielo Hafner doveva essere solo l’involucro di quello che realmente doveva contenere l’edificio. Era stata infatti prevista una integrazione di un impianto industriale di incenerimento dei rifiuti ospedalieri, di provenienza sovra comunale, nella quantità di 7000 ton/anno. L’associazione Ambiente e Salute, già ad agosto 2009 non aveva apprezzato la notizia dell’autorizzazione ai lavori, avvenuta nell’agosto 2008, su presentazione prima un progetto architettonico e solo in seguito dell’inserimento dell’inceneritore. Grazie all’intervento dei cittadini, di numerosi consiglieri comunali e circoscrizionali l’azienda Hafner ha deciso di rinunciare alla costruzione dell’inceneritore, e, dopo un iter lungo e travagliato riguardante una variante richiesta, i lavori sono stati ripresi a gennaio di quest’anno.

Non è quindi sempre tutto oro quel che luccica, e dovremmo sempre ricordare che la raccolta differenziata può arrivare a smaltire fino al 70% dei rifiuti, e che il restante 30% può ridursi al 15–20% dopo la bioessicazione (una quantità che è equivalente agli scarti degli inceneritori, ma inerte, non tossica, e che pesa in maniera inferiore sulle spese di gestione).

Fonte | Hafner














Arianna Mortellaro

Arianna Mortellaro Architetto

Formazione scientifica, spirito “siculo” e dinamico. Dai colleghi soprannominata “archignere” poiché architetto che si occupa di efficienza energetica in campo industriale. Per hobby scrive articoli da freelance, prepara il pane tutte le settimane e si cimenta come birraiola.